Il 2020 e un anno bisestile: ecco perche e cosa cambia

Graziano Brotto

Graziano Brotto Categoria: - Pubblicato il 28-01-2020

Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sul 29 febbraio

Il 2020, come accade ogni 4 anni, è un anno "bisestile", cioè in cui i giorni sono 366 invece di essere 365. Ecco perché esistono gli anni bisestili e qualche curiosità.

Il 2020 è un anno bisestile: a febbraio avremo 29 giorni invece di 28 e l'anno durerà un giorno in più rispetto al 2019 e rispetto agli ultimi 3 anni. I giorni nel 2020 saranno 366 invece di 365. Questo si verifica ogni 4 anni. Come mai esistono gli anni bisestili e perché si chiamano così?

Anni bisestili

Il termine bisestile viene dal latino tardo bisextilis e vuol dire "bisesto", cioè "due volte sesto", dall'usanza degli antichi romani di contare due volte il sesto giorno prima delle calende di marzo (equivalente all'attuale 24 febbraio), allungando così di un giorno la durata dell'anno.

Oggi è rimasto solo il termine, mentre per far durare l'anno un giorno in più si aggiunge un giorno al mese di febbraio. Febbraio passa così da 28 a 29 giorni, ogni quattro anni.

Perché un anno più lungo?

Come mai allungare la durata dell'anno di un giorno ogni 4 anni? Tutto è legato al moto di rivoluzione del pianeta Terra intorno al Sole. Se questo moto fosse esattamente di 365 giorni, non avremmo nessun bisogno di avere anni bisestili. Il tempo necessario alla Terra per compiere un moto completo di rivoluzione intorno al Sole è in realtà un po’ più lungo di 365 giorni.

Un anno dura un po' più di 365 giorni: è l'anno solare

Il tempo che passa fra due passaggi consecutivi del Sole sullo stesso punto di riferimento astronomico dalla Terra (anno solare), è di circa 365 giorni e 6 ore. Sei ore in più ogni anno, viene da dire, sono poca cosa. E in effetti è così. Ogni quattro anni però, si accumulano 24 ore di differenza (6 x 4) fra l’anno reale, quello cioè dettato dalla posizione del Sole rispetto alla Terra, e il nostro calendario civile.

Ecco cosa succederebbe se non correggessimo l'errore

Se non correggessimo questo errore, nel giro di pochi anni il modo con cui regoliamo il passare del tempo e delle stagioni inizierebbe a presentare degli sfasamenti rispetto al passato. L'errore sarebbe inizialmente di pochi giorni, ma nel giro di pochi decenni le date non corrisponderebbero più alle relative stagioni.

Ad esempio, se non correggessimo questo errore, dopo 120 anni il giorno di Capodanno (sul calendario) coinciderebbe (nella realtà, quindi nell'anno solare) con un giorno di inizio febbraio. Avremmo un Capodanno con le mimose in fiore.

Con il passare del tempo, il modo con cui suddividiamo l'anno solare (e quindi anche le stagioni), non coinciderebbe più con l'anno solare. In sostanza, a gennaio sarebbe primavera, e ad aprile sarebbe piena estate. Questo perché l'anno solare continuerebbe come sempre il suo ciclo, ma il nostro modo di suddividerlo sarebbe completamente sfalsato e non rappresenterebbe la realtà.

L'anno bisestile per correggere il calendario

In sostanza, il calendario che usiamo ha un errore, ed a questo scopo è stato inserito l’anno bisestile, che aggiungendo 24 ore all’anno “normale” di 365 giorni, permette di recuperare questa differenza. L’aggiunta di un giorno avviene a febbraio, inserendo questa data speciale: il 29 febbraio. Un giorno che esiste solo ogni 4 anni. Anche se, basta filosofare un po' per rendersi conto che a non esistere è solo la convenzione con cui indichiamo quel giorno, che invece esiste eccome!

Anno bisestile, perché si pensa che porti sfortuna

Una volta capita la derivazione etimologica e la funzione dell’anno bisestile resta da chiedersi il motivo per cui questa ricorrenza tanto utile per fare quadrare il tempo sia associata all’idea di una sorte avversa, foriera di tragedie e sventure. Il motto più celebre, in tal senso, è senz’altro quello in auge fin dai tempi dell’antica Roma: anno bisesto, anno funesto.

Ce ne sono tuttavia molti altri: anno bisesto che passi presto, anno bisesto tutte le cose van di traverso, anno che bisesta non si sposa e non s’innesta e se l’anno è bisestile, riempi il sacco e il barile. Espressioni legate ai ritmi del lavoro contadino che in alcuni casi servivano per indurre a mettere a riposo campi già esauriti che avevano bisogno della necessaria rotazione per tornare a essere produttivi.

La credenza popolare che l’anno bisestile porti sfortuna è tipica del mondo latino e ha origine proprio dalla particolarità di avere 366 giorni anziché 365, una diversità che come tutte fa paura. Non esiste nessun calcolo o base scientifica che avvalori questa superstizione nata dagli stessi romani visto che per loro il mese di febbraio era anche il Mensis Feralis, quello in cui si celebravano le ricorrenze funebri, il mese dei morti.

A febbraio i Romani celebravano le Terminalia, dedicate a Termine, dio dei Confini, e le Equirie, gare che avevano la funzione di ricordare la conclusione di un ciclo cosmico, due simboli della morte e della fine. Si tratta di un credo scaramantico che in altre parti del mondo non ha nessun peso.

Nella cultura anglossassone vale addirittura il contrario visto che l’anno bisestile viene considerato un anno fortunato.

Cosa significa nascere in un anno bisestile

In Irlanda esiste una leggenda secondo la quale le donne che desideravano sposarsi potevano chiedere la mano del proprio innamorato il 29 febbraio, nel giorno di Santa Brigida. La storia narra che nel quinto secolo la santa si lamentò con San

Patrizio perché le donne dovevano aspettare troppo tempo prima che l’amato si decidesse a fare la fatidica proposta e così ottenne che potessero farsi avanti il 29 febbraio, una volta ogni quattro anni.

Un’attesa simile ce l’hanno tutti coloro che sono nati il 29 febbraio costretti a festeggiare il loro effettivo giorno di nascita una volta ogni quattro anni mentre per gli altri la data del proprio compleanno diventa il primo marzo nel passaggio tra il giorno 28 e l’inizio del nuovo mese.

Si tratta di una particolarità su cui al massimo vale la pena di scherzare che non ha nessun tipo di influenza negativa o positiva.

 

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