Su Venere le nuvole potrebbero ospitare forme di vita

Graziano Brotto

Graziano Brotto Categoria: - Pubblicato il 15-05-2020

Venere ha dimensioni simili alla Terra e 4 miliardi di anni fa ospitava anche oceani.

Gli esobiologi hanno immaginato forme di vita adatte quasi a tutti i corpi del sistema solare, ma non hanno mai preso in considerazione Venere. In effetti, la sua atmosfera velenosa di anidride carbonica e acido solforico e l'effetto serra, che mantiene una temperatura superficiale sufficiente a fondere il piombo, non lo rendono un pianeta particolarmente ospitale.

Secondo Dirk Shulze-Makuch e Luis Irwing, dell'Università del Texas, l'atmosfera di Venere è invece relativamente abitabile e potrebbe ospitare un grande numero di batteri. "Dal punto di vista dell'astrobiologia, Venere non è senza speranza," dicono i ricercatori, che hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista "New Scientist".

La presenza dei batteri sarebbe in grado di spiegare alcune peculiarità della composizione chimica dell'atmosfera venusiana. Usando i dati delle missioni spaziali russe Venera e delle sonde statunitensi Pioneer Venus e Magellan, i ricercatori hanno studiato l'alta concentrazione di goccioline di acqua nelle nuvole di Venere. In questo modo è stato possibile individuare alcune peculiarità che potrebbero essere facilmente spiegabili con la presenza di microbi.

Per esempio, si sono viste tracce di solfuro di idrogeno e di biossido di zolfo, due gas che reagiscono l'uno con l'altro e che non possono coesistere se non vengono continuamente prodotti. Inoltre, nonostante l'alta irradiazione solare e i frequenti lampi, l'atmosfera di Venere non contiene quasi monossido di carbonio, suggerendo che qualche cosa lo stia rimuovendo. I ricercatori hanno suggerito quindi nelle nuvole venusiane potrebbero essere al lavoro batteri che combinano il biossido di zolfo con monossido di carbonio in un metabolismo simile a quello delle forme di vita terrestri più primitive.

La nuova teoria è stata però accolta con grande scetticismo dalla maggior parte dei ricercatori. Un primo elemento a sfavore è il fatto che le goccioline di acqua in sospensione non sembrano essere sufficienti a sostenere la vita.

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